18/06/10

Ancora su internet - le reazioni al libro bianco

L'8 giugno l'Ufficio informazione del Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese pubblica un libro bianco su Internet in Cina in cui riconosce l'importanza economica e sociale della rete ma ribadisce che gli spazi virtuali esistenti all’interno dei confini della Repubblica Popolare sono sottoposti alla legislazione cinese.
Mentre il mondo intero si interroga su come interpretare questo documento, Google torna all'attacco. Dopo l'intervista rilasciata al Guardian da Sergey Brin, cofondatore del colosso di Mountain View in cui si chiede ai governi di Europa e Stati Uniti di esercitare pressione sulla Cina per scalzare l'ampio sistema di filtraggio della rete imposto dalle autorità di Pechino, il vicepresidente di Google David Drummond, rincara la dose.
Ricevuto a Bruxelles dal vicepresidente della Commissione Ue e commissario alla Giustizia, Viviane Reding, dichiara: "la censura, oltre che un problema afferente ai diritti umani, è una barriera commerciale. La censura ovviamente, è dettata da ragioni politiche, ma è anche un modo per svantaggiare le multinazionali che entrano nel mercato cinese". Insomma, secondo Google, "la censura è una barriera sleale al libero scambio".
Dalle pagine del Quotidiano del popolo risponde He Maochun, Direttore del Centro di ricerca per l'economia e la diplomazia dell'università Tsinghua di Pechino. Secondo il dottor He, gli Stati Uniti cercano di mantenere la supremazia nel settore dei servizi internet e "Google sta cercando di trarre vantaggio dalla situazione". Aggiunge inoltre che Cina e Stati Uniti non hanno firmato nessun accordo su Internet e che "la censura è associata alla sicurezza dell'informazione" e quindi la Repubblica popolare non può rinunciarvi.

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