Si svolgono a Pechino dall'8 al 10 ottobre i lavori del primo World Media Summit, che affronta il tema delle sfide e delle opportuità dei mezzi di comunicazione nell'era del digitale e delle tecnologie della rete.
L'idea è nata durante durante le Olimpiadi di Pechino da un incontro tra personalità del calibro di Li Congiun (presidente di Xinhua), Rupert Murdoch (fondatore di News Corp), Thomas Curley (presidente di Ap), Vily Nicktich Ignatenko (presidente della Itar Tass), David Schlesinger (direttore di Reuters), Mark Thompson (direttore della Bbc) e Satoshi Ishikawa (presidente di Kyodo News).
Il confronto raduna complessivamente 130 rappresentanti di testate giornalistiche, tra le quali ricordiamo, oltre a quelle dei promotori, quella del New York Times, di Le Figaro, del quotidiano israeliano Haretz e dell'araba Al Jazeera.
Human Rights Watch, in un comunicato stampa, ha ricordato ai partecipanti al summit che l'evento è ospitato da un governo che nega la libertà di stampa. "Senza un vero dialogo sulla differenza tra giornalismo e propaganda, sulla necessità di arginare l'attacco ai giornalisti e sull'importanza di un'informazione credibile e in tempo reale all'interno della stessa Cina, il summit corre il rischio di indebolire più che rafforzare la libertà dei mezzi di comunicazione".
L'idea è nata durante durante le Olimpiadi di Pechino da un incontro tra personalità del calibro di Li Congiun (presidente di Xinhua), Rupert Murdoch (fondatore di News Corp), Thomas Curley (presidente di Ap), Vily Nicktich Ignatenko (presidente della Itar Tass), David Schlesinger (direttore di Reuters), Mark Thompson (direttore della Bbc) e Satoshi Ishikawa (presidente di Kyodo News).
Il confronto raduna complessivamente 130 rappresentanti di testate giornalistiche, tra le quali ricordiamo, oltre a quelle dei promotori, quella del New York Times, di Le Figaro, del quotidiano israeliano Haretz e dell'araba Al Jazeera.
Human Rights Watch, in un comunicato stampa, ha ricordato ai partecipanti al summit che l'evento è ospitato da un governo che nega la libertà di stampa. "Senza un vero dialogo sulla differenza tra giornalismo e propaganda, sulla necessità di arginare l'attacco ai giornalisti e sull'importanza di un'informazione credibile e in tempo reale all'interno della stessa Cina, il summit corre il rischio di indebolire più che rafforzare la libertà dei mezzi di comunicazione".
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