03/07/10

Xinjiang - Lezioni di funambolismo.



Una fune tesa da un'estremità all'altra del Nido d'uccello, stadio simbolo delle Olimpiadi Pechino 2008, e un record: 198 ore e 33 minuti a camminare sospesi nel nulla, con il solo aiuto di un bilanciere. A conquistare il primato mondiale è Adili Wuxor, un cinquantenne uighuro, di professione funambolo.

Vestito dei colori cinesi ha vissuto 60 giorni in cima allo stadio per allenarsi e trovare la giusta concentrazione. Quando scende, sventolando la bandiera cinese, esprime in poche parole tutte le contraddizioni della situazione del suo popolo nella potente Repubblica popolare.

“È il giorno più felice della mia vita, ma questo record mondiale non appartiene solo a me. È un primato che appartiene a tutti i cinesi e che, allo stesso tempo, consacra uno sport tradizionale, il dawaz (che in lingua uighura significa proprio funambolismo areo), praticato da più di due millenni nella regione dello Xinjiang”.

Adili, infatti, proviene dalla remota provincia di Kashgar, città che per millenni è stata punto di incontro tra oriente e occidente, mercato di confine che ha permesso il passaggio, assieme alle merci, di arti, culture e religioni lungo quella che per secoli è stata l'unica rotta commerciale tra i due estremi del continente euroasiatico, la Via della seta. È esso stesso il frutto di quelle tradizioni popolari in quanto figlio d'arte: suo padre ha praticato il dawaz, la pericolosa arte del funambolismo, fino all'età di 72 anni.

E non è un caso che l'atletico uighuro raggiunga il suo record proprio adesso, a un anno dai violenti scontri che hanno infiammato questa regione a maggioranza musulmana della Cina occidentale. È in linea con il tentativo, da sempre praticato nei grandi imperi, di creare coesione sociale attraverso lo sport e, allo stesso tempo, di permettere la riaffermazione e il rinnovamento di antiche tradizioni popolari.

Il precedente record, Adili Wuxor, l'aveva raggiunto proprio nella sua terra, camminando su una corda lunga un chilometro e mezzo sospesa a 1600 metri di altezza sopra un lago della riserva naturale di Kanas. Era il 5 luglio 2009 e mentre il nostro funambolo cercava di non perdere la concentrazione per non soccombere alle forti raffiche di vento, a qualche centinaia di chilometri di distanza a Urumqi, capitale dello Xinjiang, scoppiavano i disordini che avrebbero portato han e uighuri a trasformare la loro città in un campo di battaglia (almeno 200 morti e 1700 feriti secondo fonti cinesi, la maggior parte di etnia han).

Oggi, a un anno di distanza, la situazione è ancora estremamente tesa. Le strade delle principali città sono fortemente militarizzate, il controllo da parte delle forze dell'ordine è altissimo (quarantamila telecamere sono state installate nella sola città di Urumqi), molti degli uighuri arrestati a seguito delle violenze non hanno mai fatto ritorno a casa e chi ha potuto è fuggito.

Incrociando diverse fonti si può ipotizzare che nell'ultimo anno almeno 300 uighuri hanno lasciato la Cina. Secondo i dati delle associazioni di uighuri all'estero non smentite dall'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite (Uhncr) - che per ovvi motivi di sicurezza può dare informazioni più precise sulle motivazioni dei richiedenti asilo - sono circa 150 i richiedenti asilo in Olanda e 30 in Australia. Si sa che molti sono andati negli Stati Uniti e in Svezia e che alcuni hanno provato a raggiungere alcuni stati del sud est asiatico come la Malesia, la Birmania e la Cambogia, per poi essere estradati dai governi di questi ultimi di nuovo in Cina (17 persone dalla Cambogia e 20 dalla Birmania). Nulla si sa degli uighuri scappati in Turchia e in altri paesi dell'Asia centrale, sicuramente i più vicini sia geograficamente sia culturalmente (lingua, religione, usi e costumi).

Intervistando gli uighuri scappati dallo Xinjiang, Amnesty International, è arrivata ad affermare in un rapporto ufficiale che dal luglio del 2009 sono state arrestate circa mille persone di cui centinaia sono scomparse. Secondo le statistiche ufficiali, invece, sono stati processati 198 uighuri. Di questi 26 sono stati condannati a morte e per 9 di essi la sentenza è già stata eseguita.

Quello che risulta chiaro è l'insofferenza da parte degli uighuri alla politica di sommersione etnica di matrice han. È un dato che fino agli anni Ottanta gli uighuri costituivano oltre l'80 per cento della popolazione dello Xinjiang e che oggi sono scesi a meno del 40 per cento. È anche innegabile che nel frattempo nella regione sono arrivate ferrovie e industrie, ma che l'occupazione e il reddito dei giovani uighuri non è aumentato così come è alta la resistenza all'apprendimento di lingua e cultura cinese.

Pechino è a conoscenza di queste problematiche e sa che l'assorbimento di una cultura passa attraverso la conoscenza della lingua. Così il Governo dello Xinjiang ha imposto ai bambini delle minoranze di andare a scuola due anni prima degli altri ed è disposto a coprire interamente le spese finanziarie, nel caso in cui lo studente decida di frequentare le scuole superiori al di fuori della Provincia autonoma. Dal 2000 hanno usufruito di questi aiuti almeno trentamila studenti, il 71 per cento dei quali veniva da famiglie così povere che altrimenti non avrebbe avuto occasione di frequentare le scuole. Questi ragazzi hanno avuto un'occasione unica, ma con ogni probabilità scorderanno l'antica tradizione del dawaz. Anche per questo è importante che l'atleta Adili Wuxor lo ricordi in mondovisione, e che continui a mantenere il suo equilibrio precario e ad avanzare con coraggio su quella corda tesa tra tradizione e modernità.

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